Testimonianze di parrocchiani

don Andrea in un campo scuola

Don Andrea ha svolto il suo ministero di sacerdote e pastore in quattro realtà territoriali: tre parrocchie romane (Trasfigurazione, Gesù di Nazareth, Santi Fabiani e Venanzio) e due città in Turchia (Urfa-Harran e Trabzon).

Trasfigurazione (dal 1972 al 1980)

Don Andrea partecipava alle attività del quartiere, delle scuole, sem­pre pronto ad accogliere, ascoltare, dire una parola di conforto e di richiamo… sempre con il sorriso, la franchezza e la sincerità che lo distinguevano. Era sempre PRESENTE. Con i gio­vani incontrava anche gruppi di ragazzi e ragazze portatori di handicap: ricordo che arriva­vano in parrocchia, ognuno dei nostri giovani con un ragazzo sulle spalle come faceva anche don Andrea… Con loro ha organizzato anche dei campi di amicizia e di fede. (Trasfigurazio­ne)

Incontrava molte persone non credenti e con loro si riunisce a parlare, discutere approfondire. Con loro ha organizzato un campo a Cittaducale, un confronto aperto e amichevole. Nel foglio di invito scrive: Sono tre giorni di riflessione e di vita comune tra credenti e non credenti del nostro quartiere. Un incontro tra persone con convinzioni e fedi diversi in uno spirito di dialogo, di ascolto, di amicizia e di ricerca comune. Nessuna pretesa se non quella di stare insieme e di parlare insieme. Nessuno scopo se non quello di voler ca­pire e di volerci capire. Nessuna esclusione se non quella di mettere sulla tavola quello che pensiamo e di dirci delle cose.

Gesù di Nazareth (dal 1981 al 1993)

Il parroco (don Andrea) viveva in un appartamento in mezzo a noi nei nostri palazzi e spesso era ospite nelle nostre case. In quell’appartamento c’era l’unico posto fisso di preghiera; in una stanza don Andrea aveva ricavato una cappellina per la messa feriale e per accogliere chiun­que volesse o avesse bisogno di pregare o di confessarsi. …

Don Andrea aveva timore che il suo gregge si attaccasse a lui, alla sua persona al suo modo di essere e di professare la fede e vedeva questo come un pericolo, quindi spesso ci proponeva l’esortazione splendidamente sintetizzata in queste parole: “Non attaccatevi ai mezzi che conducono a Dio, ma soltanto a Dio e alla sua divina volontà del momento”. Que­sto è lo spirito col quale don Andrea si proponeva come Sacerdote, come Predicatore, come Fratello, fedele alla Parola di Dio, non adattata ad una osservanza esteriore ma servizio e testi­monianza coerente di uno stile di vita: quello Cristiano.

Santi Fabiano e Venanzio (dal 1994 al 2000)

Don Andrea arriva in parrocchia con l’inizio dell’anno pastorale 1994-1995 ma, già dal mese di luglio, aveva preso i primi contatti con alcune famiglie andandole a trovare a casa. Iniziava così, con quelle visite, un rapporto diretto e fraterno, che sarebbe cresciuto e radicato negli anni, caratterizzando così il suo essere pastore in mezzo al gregge. La strada è il luogo dove la gente lo incontra per la prima volta, ‘sono il vostro nuovo parroco’, vuole conoscere la gente, il quartiere, che il Signore, per le mani del vescovo gli ha affidato. Dà tutta la sua attenzione ad ogni persona che incontra, ognuno, parlando con lui, si sente speciale i suoi occhi. Anche i luoghi sono da lui accolti come un dono del Signore, ‘come si prega bene in questa chiesa’ gli sentono dire la prima volta che entra nella chiesa parrocchiale.

In preparazione all’anno giubilare don Andrea scrive agli extra-comunitari di Villa Fiorelli. “Carissimi, a nome di tutta la comunità parrocchiale desidero invitarvi per un incontro in parrocchia: vorremmo conoscervi e farvi conoscere la parrocchia perché vi sentiate più di casa. Siete di terre straniere infatti ma per noi non siete “stranieri”: lo stesso Dio ci rende figli e fratelli,in cammino sulla stessa terra e destinati allo stesso cielo. Sapete anche che il prossimo anno sarà il 2.000, ricorrenza importante per noi cristiani, per l’anniversario della nascita di Gesù Cristo: vorremmo entrare nel nuovo millennio con uno spirito nuovo, perché l’avvenire dei nostri figli sia migliore. Vi aspettiamo allora, nel salone della parrocchia, entrando da via Terni 92. Al termine dell’incontro vi offriremo un piccolo rinfresco, come segno di accoglienza e di amicizia. Il parroco don Andrea Santoro e i collaboratori”

In Turchia (dal settembre 2000 al 5 febbraio 2006)

Nel 2003, dopo due anni e mezzo di permanenza ad Urfa/Harran, don Andrea si è trasferito a Trabzon sul Mar Nero, nella Chiesa e nel convento di Sancta Maria, rispondendo alla richie­sta del Vescovo di Anatolia, allora mons. Franceschini. A Trabzon, la comunità era rimasta priva di un pastore e questo fu sicuramente il primo motivo che spinse don Andrea ad accet­tare di trasferirvisi. Parliamo di un piccolo gregge, poco più di una decina di persone (che in assenza di un sacerdote era stata affidato alle cure di Columba, una giovane laica tedesca consacrata). Alcuni nel tempo avevano cominciato il percorso del catecu­menato in vista del battesimo.

Da subito don Andrea cominciò a prendersi cura di ciascuno di loro pensando ad un cammino di catechesi personalizzata per ognuno ponendo attenzione alle loro esigenze, alcuni venivano da villaggi lontani. Spesso lui stesso trovava conforto e sostegno nella fede di questi “piccoli” che avevano un gran desiderio di conoscere Gesù. E loro trovavano in don Andrea un vero pastore, lo sentivano uno di loro e questo permetteva alla comunità di sentirsi a casa ogni volta che ci si riuniva per celebrare messa o per pregare. Lo sentivano uno di loro anche perché, quando era possibile, don Andrea andava a trovarli a casa. Molti di loro vive­vano in condizioni davvero umili e semplici.

Durante la sua permanenza in Turchia, don Andrea non ha mai smesso di essere pastore a tempo pieno. Ricordo che una volta, ad Urfa, gli avevo domandato: don An­drea perché non spegni mai il telefonino neppure di notte? Chi può chiamarti qui? Tranquil­lamente mi rispose: un medico non lo spegne mai! Io sono medico delle anime ed effettivamente quel telefono squillava a tutte le ore (erano soprattutto i suoi fedeli italiani che sapevano di poter contare sempre su di lui). Possiamo dire che in quegli anni è stato un infaticabile Pastore delle anime a lui affidate sia in Turchia sia in Italia.

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