Domenica 28 giugno 1981: prima Messa a Verderocca
Domenica 28 giugno 1981, don Andrea celebra la prima Messa a Verderocca. La liturgia si svolge in una stanzetta, di pochi metri quadri, dove il condominio riponeva gli attrezzi da lavoro e i sacchi dell’immondizia. Durante l’omelia don Andrea si rivolge ai fedeli:
“Stare così insieme è molto bello. E deve diventarlo sempre di più. Lo diventerà di sicuro, Oggi è solo l’inizio.
Ma cosa vuol dire una messa a Verderocca? Cose molto semplici, ma profonde.
Vuol dire che Gesù è in mezzo a noi. Egli da oggi è nostro vicino di casa, e gli piace esserlo. Verderocca ha un inquilino in più.
Duemila anni fa quando venne sulla terra, la sua intenzione era di venire su ogni punto della terra. Nazareth era solo l’inizio. Ogni villaggio, ogni città, ogni casolare era per lui la sua Nazareth. Di ogni tempo e di ogni parte del mondo. Quando mise piede a Nazareth egli già pensava a quando avrebbe messo piede qua, già pensava a noi, a Verderocca. E oggi realizza questo suo desiderio. Quando fa un progetto lo mantiene.
Ma una messa a Verderocca vuol dire che anche noi ci troviamo bene con Lui, e cercheremo di trovare sempre più piacere a stare con Lui.
Significa che gli facciamo posto, che lo accettiamo come vicino di casa, che gli apriamo la nostra casa.
E significa ancora che attorno a Lui anche noi ci ritroviamo insieme.
Questa Tavola, questo Libro, i canti che abbiamo fatto: queste cose ci uniscono. Cercheremo di ritrovare il gusto di stare insieme, di provare un piacere sempre più grande. Dovremo ritrovare la beatitudine di stare con Cristo e di stare tra noi nel suo nome.
E io che ci sto a fare, io, un prete? Ci sto proprio per aiutarvi in questo. A ricordarvi questo, a capirlo sempre di più, a incontrarlo questo Cristo, a trovare piacere a stare con Lui, e, attorno a Lui, tra noi.
Io ci sto solo per questo. Non farò altro: non ho intenzione di fare altro. Non mi occuperò di politica (ciascuno può avere le sue idee e fare le sue scelte), non mi occuperò di attività sportive, non mi occuperò di soldi, non mi occuperò di problemi di condominio.
Di tutte queste cose non ne ho né la competenza né le capacità.
Io mi occuperò di Cristo e di voi: di Cristo per portarlo a voi e di voi per portarvi a Cristo. Mi metterò, come diceva l’apostolo Paolo, a servizio di questa vostra gioia: essere con Cristo, essere uno tra noi.
E come lo farò? Avrò in mano questo Libro (il Vangelo e l’intera Bibbia), questo Pane e questo Vino. Avrò in mano il perdono che fa rinascere e terrò sulla bocca, a voce alta, il nome di Cristo, crocifisso per noi e risorto per noi. Starò in mezzo a voi con tutto me stesso, con la mia esperienza, con la mia carica umana, con la mia fede. Non vi darò tregua, non vi lascerò dormire tranquilli, non vi manderò a dire le cose ma ve le dirò con tutta franchezza.
Ma starò in mezzo a voi, purtroppo, anche con i miei difetti e le mie ombre. Sbaglierò anch’io. E allora mi dovrete correggere. Non dovrete mandarmele a dire le cose: me le dovrete dire. Sbaglierete anche voi: e io ve le dirò, non mi starò zitto.
“Ma non hai una chiesa -qualcuno ha detto- non hai una casa”.
La cappella nell’appartamento di don Andrea a Verderocca.
Ma questa è la nostra fortuna: cominciamo come Gesù. La sua chiesa era la gente e per lui ogni posto era buono per parlare.
Si trovava a casa sua dovunque e con chiunque. Anche per me la mia chiesa siete voi, siamo noi: e quell’altra chiesa, quella di mattoni, ce la faremo insieme piano piano. E non sarà mia, non sarà la casa del prete. Sarà la nostra.
E poi considero ogni casa Vostra come la mia. Anzi di più: ogni casa dovrà essere come una chiesa, aperta a Cristo e a tutti gli altri. Per quanto mi riguarda non ho intenzione di costruirvi una chiesa di mattoni, ma di portarvi Cristo e di costruire una chiesa viva di gente. La chiesa di mattoni verrà di conseguenza, come una grande casa adatta ad ospitarci.
La messa che stiamo facendo, le cose che stiamo usando, tutta la stanza come è sistemata, è un segno di una grande unità: la tovaglia, gli abiti che indosso e altre cose sono del Vescovo: ce li ha dati lui per questa prima messa. I fiori, le piante etc. li hanno portati alcuni tra noi: chi una cosa chi un’altra. Il crocifisso, la candela e altro sono di alcuni amici di Monteverde, dell’altra parrocchia da cui vengo.
E la stanza l’abbiamo pulita e preparata ieri sera – con alcuni bambini, qualche anziano qualche adulto. Veramente una messa comunitaria!
Oggi allora abbiamo solo cominciato. Abbiamo davanti un lungo cammino. Non ci rimane che percorrerlo. Insieme. Piano piano. Chissà per quanti anni?.
Ci serviranno di guida, per la giornata del 27 (sabato precedente, la vigilia?), anche questi tre brani del Nuovo Testamento: sarà bene leggerli attentamente
- Vangelo di Luca 4,16-21
- Vangelo di Luca 2, 51-52
- Atti degli apostoli 2,42-4
Domenica 28 giugno 1981, omelia Messa a Verderocca – testo dattiloscritto originale