Consacrazione della parrocchia Gesù di Nazareth

Dopo il 15 maggio, giorno della consacrazione della parrocchia Gesù di Nazareth, don Andrea scrive ai collaboratori della Comunità.

 

«Carissimi,
La nostra chiesa è aperta. I festeggiamenti sono conclusi.
Tutto è stato molto bello: la cerimonia di Consacrazione, le manifestazioni artistiche, sportive, culturali, le attività mangerecce e “di mercato”. Questo grazie al Signore e grazie anche a tutti noi: quanti siamo nel quartiere, quanti, dopo anni di lavoro, si sono trasferiti altrove, quanti il Signore ha voluto, anzitempo, nell’altra sua “casa”.

Senza di voi, mi sento sinceramente di dirlo, non saremmo qui: in certi momenti la vostra tenacia, la vostra iniziativa, la vostra generosità è stata decisiva. Come dice il Salmo 125: «Chi semina nelle lacrime raccoglie nella gioia».

Grazie anche, è doveroso dirlo, a quanti di fuori quartiere, ci hanno assistito con la loro preghiera, la loro amicizia, il loro aiuto economico. È segno di una comunione più ampia dei confini parrocchiali e di una apertura in “dare” e “ricevere”, in “accogliere” ed “essere accolti”, che speriamo possa durare per il futuro.
Il libretto della storia della nostra parrocchia porta un sottotitolo significativo: «Una comunità in cammino». Questo è il nostro programma, questo è il programma di tutta la chiesa, questo è sempre stato il programma dei cristiani da quando il Signore disse: «Andate…». Fu l’inizio del cammino. Abbiamo trovato delle orme lasciate prima di noi, altre ne dobbiamo lasciare perché la strada del Signore non si perda.
Alle fatiche fatte in questi anni, altre ne dovranno seguire, con altri sforzi e altre lacrime, ma proprio per questo con altre gioie ed altri raccolti.
Il folto gruppo di giovani il giorno di Pentecoste sta a dimostrarlo: era come una messe in germoglio. Una “promessa” per noi, per il Signore, per la chiesa, per il mondo.
Gli spazi materiali che abbiamo a disposizione sono il simbolo di altri spazi che il Signore ci apre e in cui ci invita ad entrare come apostoli e operai. «…fino agli estremi confini della terra…». Coraggio dunque: lo dico a voi, lo dico a me stesso. In questo angolo della terra in cui il Signore ci ha messo «andiamo…». Altri angoli ci aprirà, quando ai nostri figli dirà: «Andate… c’è un altro pezzetto di mondo in cui io ho bisogno di te… c’è un altro popolo, c’è un’altra terra… c’è un altro incarico che ti affido…». Altri angoli ci aprirà quando le circostanze della vita metteranno noi stessi in condizione di andare altrove o di aprirci ad altre esperienze».

Dall’Anima di un pastore lettera n. 13