I settimana di Avvento

Don Andrea nel suo Diario di Terra Santa ripercorre la Storia della Salvezza camminando per tutta la Palestina e rileggendo le pagine della Scrittura. Ripercorriamo alcune pagine del suo diario dove scrive alcune riflessioni su Betlemme, la città dove nasce Gesù.

«Betlemme: la convergenza di tutto.

*Siamo a nord di Betlemme, ce l’abbiamo di fronte: il sole a est che sale sempre di più. Siamo nella campagna, ai piedi di Betlemme, la campagna dei pastori.

Betlemme è, con Gerusalemme, la città di David.

I pastori sono i meno distratti Come il pastore Mosè si ferma davanti al cespuglio di fuoco, così i pastori davanti all’annuncio, davanti alla mangiatoia.

Bue-asino, la tradizione, che non esiste nei vangeli, è nata da Isaia 1,3: l’asino riconosce la sua greppia, il bue la sua mangiatoia, ma il mio popolo non mi riconosce. A Betlemme, bue e asino (i pastori, gli animali, tutti quelli che sono nell’ignoranza) sono attorno alla greppia, ma gli scribi che sanno a memoria la Bibbia, non riconoscono. Chi è cieco vede, chi vede è cieco.

*Leggiamo il libro di Ruth [la moabita, la straniera], che rappresenta lo scandalo, l’universalismo, la progressione nell’integrazione, la via di Dio che non ha frontiere, la imprevedibilità di colui che “vede”.

E Matteo lo sa, presenta e sviluppa questo universalismo con la venuta di altri stranieri, i Magi, e nomina la “moabita” tra gli antenati di Cristo.

*Siamo nell’Erodion [a sud-est della città di Betlemme], fortezza fatta costruire dopo la vittoria dei Romani e di Erode sui Parti. La fortezza del gran Re accanto alla greppia del Messia povero: i due re a confronto! L’Erodion domina Betlemme, Betlemme è il superamento dell’Erodion… 

Vasche di Salomone: grandiose, geniali, segno di potenza e di intelligenza. [È una delle rare zone di divertimento a Betlemme e comprende tre grandi piscine]

*Qoelet [il canto realista sulla inconsistenza della vita umana] o Cantico dei Cantici [sull’amore]?… la vanità di tutto o la bellezza di tutto?

In uno stesso luogo, che impressionano per grandezza e bellezza viene in mente il canto gioioso, ottimista dell’amore. Il realismo tragico del Qoelet (c’è un tempo per ogni cosa: per vivere e per morire) è la premessa indispensabile alla Buona Novella: occorre vedere fino in fondo per gustare la gioia o le delusioni della vita, per coglierne la stabilità e il limite, l’altezza e la bassezza. Occorre avere il coraggio del Qoelet di fronte alla vita, guardare le cose in faccia e dire pane al pane e vino al vino. Il Qoelet è padre del Vangelo, il Vangelo è figlio del Qoelet. Il Cantico è l’anticipazione del Vangelo, è l’amato trovato, è l’idillio dell’alleanza che rende tutto bello, e tutto ama, e in tutto vede l’amato [Gesù]».

BUON NATALE A TUTTI

[22/IX 1980]