Lettere dalla Turchia n. 31

Trabzon, 18 Maggio 2005
Carissimi, …

Vorrei lasciarvi con una riflessione che mi è venuta continuando a leggere la storia di quest’area del Medio Oriente. Spesso i cristiani hanno voluto creare degli stati cristiani, ritagliandosi dei territori in cui identificare religione, nazione, cultura. Questo ha portato a guerre, violenze e rivendicazioni in nome della fede. I confini della religione coincidevano o si volevano far coincidere con i confini dello stato, nato o da far nascere. È uno dei motivi per cui in questa realtà mediorientale non c’è pace e gli animi sono esacerbati. Mi sono ricordato che Gesù ha detto: «voi siete il sale della terra». Non ha detto: voi siete un pezzo di terra. A noi ha chiesto di essere il sale di ogni terra, di abitare ogni terra e di seminare in ogni zolla il sapore del vangelo. Il sale non si preoccupa di conquistare una terra ma di salarla perdendosi in essa. Se il sale rimane chiuso in una saliera tradisce se stesso. I cristiani non hanno bisogno di diventare una nazione o uno stato. Hanno il dovere di essere sale. Hanno ricevuto la grazia e il mandato per farlo. Chiudersi dentro dei confini è facile. È essere sale senza confini che ci è chiesto. Mi sono ricordato come già i primi cristiani si erano posti questo problema e in uno scritto famoso del secondo secolo così lo avevano risolto: «I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per costumi. Non abitano città proprie, né usano un gergo particolare ma pur vivendo in città greche o barbare e uniformandosi alle abitudini del luogo nel vestito, nel vitto e in tutto il resto, danno l’esempio di una vita sociale mirabile, o meglio, come dicono tutti, paradossale…Ogni nazione è la loro patria e ogni patria è una nazione straniera…Per dirla in breve: i cristiani sono nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima è diffusa in tutte le membra e i cristiani abitano in tutte le città della terra…» (dalla Lettera a Diogneto). Nella seconda metà dell’800 e nella prima metà del ‘900 man mano che l’impero ottomano si sgretolava diverse minoranze cristiane aspiravano a una indipendenza territoriale e politica e molte nazioni cristiane europee promettevano appoggio aspirando in realtà ad allargare i propri confini o ad accrescere la loro influenza e i loro interessi. Questo avveniva nei Balcani, nell’est dell’Europa, nell’est della Turchia, nella zona araba del medio oriente.

Santa Maria Kilisesi, Trabzon.

Alcune minoranze hanno potuto realizzare questo loro desiderio, altre no. Ma al di là di tutto, tirandomi fuori da un giudizio politico, mi chiedo: che fine ha fatto il discorso del sale? L’identità cristiana non è un’identità territoriale e neppure semplicemente culturale. È un’identità evangelica: è il sale di Cristo in noi, è la nostra trasformazione in Lui, è il Suo vivere in noi, è la visibilità di Cristo attraverso noi, è lo scrivere il vangelo nel nostro essere, sentire e vivere. Gesù ci ammoniva: “se il sale perde il sapore a null’altro serve se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. Tante delle sofferenze subite e dei travagli vissuti sono delle vere persecuzioni a causa di Cristo (“nel mio nome”, diceva Gesù). Ma altre potrebbero essere il “calpestio degli uomini”, come diceva sempre Gesù, subite a causa della “perdita di sapore”. La questione non è semplice e potrebbe apparire anche offensiva davanti a certe tragedie vissute da popolazioni cristiane, ma forse va posta per essere meditata con umiltà davanti al volto di Gesù e in ascolto del discorso della Montagna.
Tutto questo come si può rapportare alla nostra vita di tutti i giorni, per noi per esempio che viviamo in Europa? In questo caso secondo me la questione è più semplice e ci chiede chiaramente un esame di coscienza e un mutamento di cuore. Per un cristiano non è tanto importante conquistare un posto, progredire nella carriera o affermarsi in politica. È importante come si è sale in quel posto di lavoro o nell’esercizio di quella responsabilità. Non è importante ritagliarsi uno spazio ma essere sale in ogni spazio. Non conta essere cassiera in un negozio, casalinga in famiglia, amministratore in un condominio, bidello in una scuola, medico in un ospedale, giudice nel tribunale, esperto economico in una banca, ma come si è cassiera, casalinga, amministratore, bidello, giudice, medico, economista. Il Signore ci riconoscerà se troverà in noi le sue stimmate e Il mondo ci riconoscerà come discepoli di Gesù se troverà in noi i tratti del Maestro.
Preghiamo perché questo avvenga.

Don Andrea Santoro, Lettere dalla Turchia n. 31.