Riflessione del card. Stella (2.2): Un missionario, un pastore, un martire

«Ma cosa c’è nella preghiera di don Andrea?

don Andrea in preghiera a Urfa

Don Andrea in preghiera a Urfa

Papa Francesco, in una delle sue omelie mattutine in Santa Marta, ha tracciato un vero identikit del prete, affermando che “Il sacerdote può perdere tutto, ma non il suo legame con il Signore” e che “siamo buoni sacerdoti se andiamo da Gesù Cristo, se cerchiamo il Signore nella preghiera: la preghiera di intercessione, la preghiera di adorazione. Se invece ci allontaniamo da Gesù Cristo, dobbiamo compensare questo con altri atteggiamenti mondani”. (Omelia Santa Marta, 11 gennaio 2014).

Credo che la testimonianza più bella che don Andrea lascia a tutti noi e a ogni sacerdote è proprio questa: il legame con il Signore vissuto nella preghiera. Come un ritmo musicale che ha scandito le tappe del suo ministero sacerdotale, la preghiera ha reso don Andrea un autentico pastore sulle orme di Cristo, un testimone del Vangelo dal cuore innamorato di Dio e, al contempo, compassionevole verso le persone, nella disposizione interiore di offrire la sua stessa vita.

Mi piace ricordare, per concludere, quanto egli scrive a proposito di Gesù Buon Pastore, che si presenta come “la porta delle pecore”: “La porta significa un passaggio…ma se c’è una porta significa che bisogna lasciare ciò che è di casa, si può trovare qualcosa che può diventare casa. La porta significa che tutto è casa, ma devi varcare una soglia perché questo avvenga” (Fonte Colombo, 13 ottobre 1977).

Don Andrea ha vissuto la preghiera come intima purificazione del cuore, come anima della carità pastorale e come fulcro del suo spirito missionario; la preghiera lo ha aiutato a somigliare sempre più al Buon Pastore: a varcare la soglia, facendo del mondo la sua vera “casa” e spendendo la propria vita fino alla fine per permettere che tutti gli uomini potessero passare attraverso la “Porta Santa” che è Gesù. Il suo esempio sia modello di zelo e di carità per ogni sacerdote, e la sua intercessione possa aiutare tutti noi a vivere il rischio di una “fede inquieta e pellegrina”, radicata in Dio e protesa con slancio di misericordia verso i fratelli».

Basilica di Santa Croce in Gerusalemme – Domenica 29 Novembre 2015, ore 17:30

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